Vi presentiamo le decorazioni della tavola secondo la tradizione russa.
La Dacia russa tra tradizione culinaria e altro
Il fine settimana estivo dei russi Dopo un lungo inverno, che dura sulla maggior parte della Russia per ben sei mesi (da ottobre ad aprile) e ai russi arriva una grande voglia di stare tra la natura e partire per la propria Dacia. La Dacia per la maggior parte della popolazione russa è il luogo preferito per le vacanze in famiglia ma soprattutto è il luogo dove trascorrere il fine settimana (выходные). La Dacia è la casa di campagna per residenti urbani, di norma non utilizzata per residenza permanente, ma lo diventa solo per il periodo estivo. In Russia sono chiamate Dacie sia il più semplice edificio in legno di pochi metri quadri, senza alcun comfort, ma con un minimo di almeno 100 metri quadrati di terra, sia edifici in muratura che arrivano a diverse centinaia di mq., come una villa su una vasta area con un ettaro di terra o di più. Dacia (in russo Да́ча) è una parola che significa qualcosa di dato e il verbo dare in russo è davat. La tradizione delle dacie come case di campagna in Russia comincia nel XVIII° secolo sul territorio di San Pietroburgo durante il regno di Pietro il Grande, dove prima l’aristocrazia e poi la borghesia iniziarono a costruire piccole residenze estive per allontanarsi dalla città metropolitana. Il primo decreto imperiale, in cui la parola “Dacia” è usata in senso moderno, fu firmato dallo zar Nicola I nel 1844 con il decreto “Sulla distribuzione di terreni suburbani per la costruzione di case estive e la coltivazione di giardini“. Nei primi anni della Rivoluzione Russa le dacie non persero la funzione di luogo di riposo e di svago per la nuova nomenclatura, ma lo spirito rimase essenzialmente lo stesso godere del risveglio della natura e riposarsi coltivando il piccolo orto. I governi dell’Unione sovietica hanno sempre avuto attenzione a questo fenomeno, cercando di agevolare i permessi per l’uso di terreni demaniali ai lavoratori, alle cooperative e ai club. Gli anni settanta e ottanta videro il boom delle dacie, quando praticamente ogni famiglia del paese voleva avere una dacia di sua proprietà o al meno passare il fine settimana e le vacanze nelle dacie di amici. Oggi la Russia è la nazione che ha il più alto numero di c.d. case di campagna o seconde case: le dacie. Per passare il fine settimana la classica famiglia russa si prepara per partire la sera del venerdì, quando, purtroppo la maggiore parte degli abitanti delle città russe si mettono in macchina o sul treno per raggiungere le loro dacie, perciò se un vostro amico russo vi invita il venerdì a partire per la dacia sapete che cosa andate incontro. La giornata del sabato è quella clou, si inizia con una colazione a base di un buon tè e i prodotti di latte, ricotta, panna acida comprate nel villaggio che si trova vicino, i russi seguono ancora la bella tradizione centenaria, preparando una vera cerimonia del tè, perché rappresenta lo stare insieme di tutta la famiglia o prendere il tè con gli amici. I grandi scrittori russi: Ciechov, Pusckin, Dostoevskij , Tolstòj hanno ben rappresentato questa momento nella loro opere. Nelle dacie il Samovar rappresenta lo status symbol della famiglia, oggi nelle casa in città si usano elettrodomestici elettrici, ma d’estate in campagna alla Dacia si preferisce il samovar, quello vero dove si riscalda l’acqua introducendo minuzzoli di legno di vari tipi nel cilindro al centro, che è la caldaia e che secondo i russi il fumo conferisce all’acqua un particolare sapore. Si chiama tè “con il fumo“, ed è una tradizione russa tramandata in famiglia tanto che il samovar passa dai nonni ai nipoti. Di solito, se il tempo è bello, si mangia fuori dalla Dacia sulla tavola in giardino o sulla terrazza aperta. Dopo la colazione tutta la famiglia, anche gli amici se sono venuti, si va a fare una passeggiata nel bosco per cercare i funghi e frutti di bosco, ma se la Dacia si trova vicino a un fiume, gli uomini appassionati della pesca vanno a pescare. I russi preferiscono il così detto “riposo attivo”, tanti di loro coltivarono il gioiello della dacia: l’orto per avere tutti i tipi di verdure per mangiarle appena raccolte, non come quelle del negozio della città. Coltivarsi le proprie derrate, è una tradizione che ricorda a molti quando i loro nonni, le producevano per superare la fame. Oggi questa occupazione è più un divertimento che un bisogno, tanto che gli orti stanno dando spazio alla coltivazione dei fiori e i russi sono sempre più appassionati di questo hobby e le loro dacie sono circondate e immerse nei vari colori dei fiori. Al pranzo si preparano le famose zuppe dalla cucina russa come : il borsch (борщ), schi (щи), ycha (уха), la zuppa con i funghi del bosco ( грибной суп), utilizzando le verdure del orto e quello che gli regala la natura. Il pranzo si cucina fuori direttamente sul fuoco aperto oppure per chi ha uno spazio chiuso nella stufa russa, presente in parecchie case di campagna, infatti è una tradizione avere una stufa in casa e anche nelle nuove costruzioni c’è, perché è sempre utile avere un riscaldamento, le giornate molto fredde o umide arrivano anche nel periodo estivo, ma è utile anche per preparare uno stufato nel forno della stufa perchè è la cottura lenta che dà un particolare sapore al piatto. Un’altra tradizione che i russi tramandano da secoli è il bagno russo ( banja) che nella loro dacie, si presenta con una piccola capanna di legno attaccata a fianco della casa o separata . Quando si va alla banja è un vero e proprio rito, infatti non è solo un modo di dare piacere al proprio corpo è dai tempi dell’antica Rus’ che i russi dicono : “Lavarsi in banja è come rinascere” e si continua l’usanza di frustarsi con una venik (scopa) di rametti di betulla, quercia, eucalipto e abete bianco, menta, ribes a seconda del beneficio che si ricerca. Per
Una tradizione russa: i mandarini in tavola a Capodanno
I primi mandarini sono stati portati in Russia dalla Cina, dove la tradizione di mangiare e anche regalare questi frutti durante la festa di Capodanno, aveva il significato di augurare ricchezza e benessere per il nuovo anno. In Russia con i mandarini non è stata introdotta, anche la tradizione cinese, ma solo avere un buon frutto a tavola! Nel periodo sovietico, i mandarini erano l’unica frutta, più conveniente, nel periodo invernale, quindi sulla tavola di Capodanno per la maggiore parte del popolo comprare i mandarini era l’unica soluzione. Per motivi naturali i mandarini maturano proprio a dicembre nei territori delle Repubbliche di Georgia, Abkhazia e Crimea, che nell’epoca dell’ Unione Sovietica erano un serbatoio agricolo. Questo frutto portava sulla tavola dei russi colori festosi e un sapore fresco e speciale tanto da far passare in secondo piano la sobrietà di una tavola di quel periodo. La prima grande fornitura di mandarini, per la tavola dei russi fu fatta nel 1963, alla vigilia del Capodanno dalla città di Leningrado (dal 1991 San Pietroburgo) alle Repubbliche di cui sopra. I mandarini furono esauriti in pochi giorni, ma le famiglie lasciarono una buona scorta per abbellire la loro tavola, per renderla gioiosa e soddisfare i propri ospiti con un frutto nuovo. Dopo il successo di San Pietroburgo e visto la soddisfazione della popolazione ad un livello elevato, fu deciso di garantire questo frutto a tutte le città dell’Unione Sovietica, specialmente a dicembre, ma soprattutto per la festa di Capodanno, questo sino ai tempi della perestrojka, dove i mandarini sono rimasti il simbolo del nuovo anno e l’unico frutto sugli scaffali dei negozi. Ora nei supermercati in Russia ci sono molti frutti diversi, ma la tradizione dei mandarini sulla tavola di Capodanno rimane inalterata. Oggi sulla tavola dei russi ci sono diverse decorazione, ma la principale, insieme ai rami d’abete c’è il mandarino usati per fare centro di tavola e segna posti della festa più amata dai russi. C Новым годом !!!
Il Natale ortodosso a tavola
In Russia il Natale viene festeggiato il 25 dicembre secondo il calendario giuliano. Attualmente in tutto il mondo laico si utilizza il calendario gregoriano che sposta il tutto di 13 giorni, perciò risulta che gli ortodossi festeggiano il Santo Natale il 7 gennaio. Il 6 gennaio invece è la vigilia di Natale. In Russia questo giorno porta il nome di “Sočel’nik”, dalla parola “Sočivo”, il piatto principale e il più tipico del Natale ortodosso. Qui parleremo delle tradizioni natalizie russe, anche se molti popoli slavi ortodossi hanno tradizioni simili. Tavola di Natale Il “Sočel’nik” è l’ultimo giorno del digiuno prenatalizio, che per gli ortodossi dura 40 giorni. Questo periodo è diviso in due parti: prima e dopo la festa di San Nicola. La prima parte del digiuno non è molto restrittiva (sono permessi l’olio, il pesce e il vino). La seconda parte dell’attesa del Natale è decisamente più severa – tutti gli alimenti di origine animale sono vietati, e il lunedì, il mercoledì e il venerdì non si utilizza l’olio, ed alcuni preferiscono non accendere neanche il fuoco e non cucinare affatto, limitandosi a mangiare solo un po’ del pane del giorno precedente con un sorso d’acqua. Ed ecco, finalmente, il 6 gennaio questo periodo di astinenza si avvicina alla fine. Qualche giorno prima tutta la famiglia partecipa alle pulizie della casa, e anche i bambini dovevano fare qualche cosa per rendere la casa più pulita ed accogliente. Il 6 gennaio non si fa colazione, né si pranza, e soltanto i piccoletti possono mangiare qualcosa a mezzogiorno. Dopo il tramonto si prepara la tavola natalizia. Il tavolo più grande della casa, perfettamente pulito viene coperto dalla paglia o dal fieno. Sopra la paglia il padrone di casa sparge un po’ di grano. Sopra tutto questo mettono la tovaglia, la migliore della casa, e in ogni angolo del tavolo lasciano uno spicchio d’aglio. Secondo le credenze, l’aglio protegge tutti dalle forze malefiche e dalle malattie. In mezzo al tavolo veniva collocato il piatto con il “Sočivo”. Il “Sočivo” tradizionalmente si doveva cominciare a preparare prima, perché per questo piatto, simbolico ed antichissimo, serve il grano pulito da ogni impurità. Con il grano preparato e l’acqua cuocevano una pappa non troppo densa, che poi veniva raffreddata e dolcificata con il miele. Separatamente, in un pentolino a parte pestavano i semi di papavero finché non si formava il “latte” di papavero, ci aggiungevano il miele, e poi mescolavano il tutto, il papavero e la pappa di grano. Se il composto risultava troppo denso, ci aggiungevano un poco di acqua bollita e raffreddata. All’ultimo venivano aggiunti le noci. Il piatto deve essere succulento, non denso, non liquido, il grano non scotto ma morbido. Col passare dei secoli, i russi prepararono il “Sočivo” utilizzando altri cereali – l’avena, il miglio, il grano saraceno, e anche il riso (a partire dalla seconda metà del XIX secolo). Al giorno d’oggi nelle famiglie cristiano-ortodosse si continua a preparare il tradizionale “Sočivo” modificandolo. Adesso è ammissibile l’aggiunta di uvetta, di nocciole varie, e addirittura del cocco grattugiato. A parte il piatto principale, il “Sočivo”, sul tavolo venivano collocate altre pietanze che per la cena di vigilia dovevano essere precisamente 12, come gli apostoli. Sul tavolo russo potevamo vedere le crespelle (i bliny), la gelatina di carne, il porcellino da latte cotto intero, un’oca con le mele, il pesce, verdure salate e marinate (data l’assenza praticamente totale delle verdure fresche in Russia nel gennaio innevato). La cena iniziava dopo la comparsa in cielo della prima stella della notte. Essa simboleggiava la stella di Betlemme che ha indicato la strada ai pastori verso Gesù Bambino. Tutta la famiglia si sedeva a tavola, e durante la cena non ci si doveva alzare, né parlare molto. Ancora più importante era evitare di uscire di casa durante la cena della vigilia perché in tal caso si rischiava di fare entrare in casa le forze malefiche. Non si bevevano gli alcolici, ma neanche l’acqua era la benvenuta. Il cibo era accompagnato dal “vzvar”, una bevanda alla base di frutta essiccata bollita e dolcificata con il miele. C’erano anche i dolci – i biscotti speziati, i cosiddetti “prjaniki”, dipinti a soggetto uno ad uno, e anche i piccoli panini con i ripieni vari, assomiglianti ai pirožki, ma più piccoli e fatti con il semplice impasto di pane. Venivano chiamati “Koljadki”. Questi dolcetti tornavano molto utili la notte di Natale, perché i giovani, mangiato qualche boccone uscivano tutti fuori e giravano i villaggi passando da una casa all’altra e cantando le canzoncine, le “Koljadki” per l’appunto. I padroni di casa dovevano “pagare” i cantori. Ed è proprio a questo punto che la padrona di casa usciva un grande vassoio con i dolcetti e li donava generosamente ai giovani, i quali passata la notte si riunivano insieme per vedere chi aveva vinto la gara di raccogliere più cibo possibile. Il giorno successivo, dopo aver seguito la solenne Liturgia Natalizia, ci si sedeva a tavolo di nuovo. Ma questa volta né la quantità, né i tipi delle pietanze erano regolamentati. Ogni famiglia metteva sul tavolo il meglio di ciò che aveva, e festeggiava la nascita del Salvatore. С Рождеством Христовым! Buon Natale! FONTE : Alexandra Voitenko http://www.russianecho.net/index.php?option=com_content&view=article&id=211:il-natale-ortodosso-a-tavola-&catid=11:ricette&Itemid=12
Pasqua: la tradizione russa a tavola
Le tradizioni russe per festeggiare il giorno di Pasqua sono molto antiche e il tempo non le ha modificate e sono arrivate ai nostri giorni per raccontare ospitalità e tradizioni culinarie. In Russia i preparativi per la Pasqua cominciano, di solito, una settimana prima della Settimana Santa e precisamente il Giovedì Santo (anche gli ortodossi, ricordano l’ultima cena di Gesù), chiamato, anche il giovedì Pulito, perché la padrona di casa, secondo la tradizione, mette in ordine per ricevere gli ospiti e prepara i dolci della tradizione pasquale come la paskha un dolce di ricotta e insaporito con spezie e frutta candita), il kulich (più simile al nostro panettone), e dipinge le uova sode che saranno servite, queste pietanze, se la famiglia è ortodossa osservante, saranno portate in parrocchia perché ricevano la benedizione pasquale. La Festa di Pasqua inizia dopo la lunga messa notturna (quattro ore) con le frasi del sacerdote che pronuncia: “Cristo è risorto” e i fedeli rispondono: “In verità è risorto!” e poiché nell’antica lingua slava questa frase viene abbreviata con le iniziali XB questo è il motivo decorativo che si troverà sui dolci: paskha e il kulich e sulle uova colorate. Per la preparazione della tavola la padrona di casa si sottopone ad un vero “momento della verità”, perché si sottoporrà ad un vero e proprio giudizio di gradimento sia sul piano culinario, ma anche sul piano dell’ospitalità, ma sul tavolo verrà messo tutto ciò che è stato preparato per la festa, così che la padrona della casa ha la possibilità di rimanere insieme con gli ospiti ( la festa è uguale per tutti! ). La Pasqua per i russi si svolge nella massima religiosità e quindi è si un giorno di festa, perché è risorto il Signore, ma non un momento di godimenti, infatti c’è sobrietà e questa attenzione la troviamo anche sul modo come allestito il tavolo, infatti non meravigliatevi se la tovaglia sarà di lino o cotone grezzo (la cena del Signore si svolse in casa di poveri). La padrona non rinuncerà a servire i cibi preparati con il servizio di piatti, le posate e i bicchieri più belli che ha e non meravigliatevi se noterete che è stato messo un posto in più, la tradizione vuole che se quella famiglia vuole un figlio, si prepara il posto anche per lui come ben augurio e verrà servito pezzo di kulich, che dopo il pasto, va dato agli uccelli. Secondo l’antica tradizione russa sul tavolo è necessario mettere rametti di salice in fioritura (al posto dei rami di palme o di ulivo, poiché in Russia non ci crescono), benedetti in chiesa la settimana precedente: la Domenica delle Palme. Nei tempi passati, ma anche oggi il pranzo di Pasqua inizia con kisel (una bibita preparata con farina d’avena), poi si passa ad uno spuntino a base di verdure, questo modo di iniziare è molto importante, bisogna preparare il corpo ad accettare i cibi fatti con carne, formaggi, e questo perché durante la Quaresima il digiuno, per chi lo osserva è vero si mangia solo le verdure o cibi preparati con la sola farina e acqua. La tradizione russa per la festa di Pasqua prevede solo piatti di carne (vitellone, maiale) e lo studen (gelatina di carne bollita) e il zielz (gelatina di corata bollita) , ma al tavolo non possono mancare altre proposte culinarie molto gustose, infatti al centro del tavolo viene messo il kulich con una candela sottile portata dalla chiesa dopo la benedizione. Questo rappresenta il simbolo religioso della festa, la sua collocazione al centro del tavolo indica che Dio è vicino e la candela accesa è il simbolo della luce e di speranza nel futuro. Sul tavolo verranno messe anche le uova sode colorate, i diversi colori sono stati prodotti facendoli bollire con vegetali: con la buccia di cipolle bianche per il giallo, con le cipolle rosse per il rosso scuro) per ricordare il sangue di Cristo, altri colori e disegni che decorano le uova sono una innovazione recente. Insieme al kulich, troviamo anche il dolce di ricotta condita la paskha e il cesto di vimini con i dolcetti di Pasqua fatti di zucchero alle figurine di animali i vari, che esprimono la gioia della risurrezione di Cristo!. Tradizionalmente al pranzo di Pasqua si beve il vino rosso come il Kagor un vino liquoroso, ma non può mancare la vodka.
A tavola per la festa russa della Maslenitsa (Carnevale russo)
A tavola per la festa russa della Maslenitsa (Carnevale russo); la tradizione e le caratteristiche degli allestimenti della tavola imbandita. Le giornate della festa Maslenitsa partono una settimana prima della Quaresima – ricordando che in Russia si segue il calendario giuliano quindi con una settimana di ritardo rispetto al nostro – quando non si mangia più la carne,ma si può mangiare il pesce, le uova e i lattici. Per decorare il tavolo per la festa, la preferenza va ai materiali della tradizione artigianale, per la tovaglia e tovaglioli e gli asciugamani, si preferisce il lino o il cottone, per i piatti di portata, la tradizione chiede di utilizzare quelli in ceramica o di legno. In famiglia la festa viene organizzata su diversi momenti, questa festa è l’occasione per stare insieme a parenti o amici a pranzo come a cena o per un semplice tè. In ogni occasione della Maslenitsa si prevede la presenza del dolce tipico: il bliny, come da noi lo sono le frappe. Su ogni tavola è d’obbligo avere i bliny, le frittelle, che sono serviti ben caldi, uno sopra all’altro su un piatto di ceramica al centro del tavolo, con l’aggiunta di piattini con marmellate, miele, burro fuso, panna acida, per quelli dolci, ma anche da altri prodotti che sono gustosi per riempire i bliny salati. Di solito su un tavolo della festa della Maslenitsa i primi e secondi piatti non sono presenti, perché si preferisce gustare i bliny come spuntini freddi, utilizzati ripieni, di insalate russe di verdure, di vari tipi di fette di formaggi, salmone o aringa, specialmente se affumicata, funghi e verdure salate o in salamoia. Ai vecchi tempi i bliny tradizionalmente venivano mangiati con le mani senza posate, come i panini da noi e anche oggi non è vietato mangiarli a questo modo, per questo se andate in casa di amici russi, sul loro tavolo potrebbero mancare le posate, perché vi considerano di famiglia, ma per il rispetto per gli ospiti al tavolo moderno si serve con le posate. Al tavolo della festa si bevono bevande refrigerate come: il kompot di frutte secche (mele, prugne, albicocche, pere), mors frutti di bosco (vari mirtilli, ribes, lampone), il kvas o succhi di frutta o da bevande calde, vari tipi di te’ o sbiten (infuso di erbe con miele e spezie). La festa inizia e finisce come è tradizione russa con la vodka.
Il rito del tè in Russia
La prima testimonianza della presenza del tè in Russia risale al 1638, quando l’allora regnante della Mongolia Altan Khan di Khalkha donò allo Zar Michail Fedorovich (Primo Zar della dinastia Romanof quattro pud (circa 65 kg) di tè, un vero dono regale. Da quel momento Il tè è parte integrante della cultura alimentare della Russia, secondo alcuni studi circa l’82% dell’attuale popolazione russa consuma il tè. La tradizione di bere il tè da samovar è diventato simbolo di accoglienza casalinga e ospitalità e il samovar è diventato un oggetto onnipresente che veniva originariamente usato per il tè del pomeriggio e della sera. I russi seguano ancora questa bella tradizione centenaria preparando una vera cerimonia del tè, perché rappresenta lo stare insieme di una famiglia o prendere un po’ di tè con gli amici e un grande scrittore russo Anton Pavlovich Čechov ha ben rappresentato questa cerimonia, nella sua opera ”Il giardino dei ciliegi”, cosi come altri autori russi Puškin, Dostoevskij , Tolstòj hanno rappresentato scene familiari intorno al tavolo da tè. il tavolo si copre con una tovaglia, le casalinghe russe preferiscono quelle di lino. Il lino è uno dei migliori tessuti per l’addobbo della tavola e il tovagliato russo è uno tra i più famosi al mondo per la qualità del lino, per i disegni e poi perché comprare una tovaglia di lino è ancora possibile trovarla ad un prezzo abbastanza ragionevole. Per la cerimonia del tè, ogni padrona di casa ha un servizio di tè in porcellana, che consiste in una grande teiera, lattiera, zuccheriera e delle ciotole per la marmellata, piattini per dolci, per i limoni e tazze complete con i piattini e gli accessori necessari come: cucchiaini, pinze da zucchero, colino per il tè. E’ presente un accessorio, che è l’orgoglio della padrona di casa è uno speciale rivestimento della teiera, per tenere il tè caldo per lungo tempo, una decorazione del tavolo da tè importante, perché, spesso, la padrona di casa li cuce con le proprie mani, realizzati con cotone imbottito e con grande fantasia di forme: dai galli colorati, agli uccelli o alla famosa bambola matrioska. Ci sono alcune regole da osservare per apparecchiare la tavola e per il galateo: il tè è servito solo dalla padrona della casa e gli ospiti scelgono i dolci da se stessi, quindi sul tavolo ci sono diversi tipi di dolci. Ogni cosa al suo posto sul tavolo, così vedremo accanto a un piatto di dolci, un piattino con i limoni affettati sottili, al centro del tavolo viene messo il bricco del latte o panna, la zuccheriera con lo zucchero a quadretti, perché prima di assaggiare il tè viene messo in bocca la zolletta di zucchero, oggi si usa anche lo zucchero sciolto. Ora vi sveliamo un segreto che pochi conoscono, ai russi sul tavolo ci mettono, anche dei liquori per “correggere” il tè. Fanno bella presenza marmellate, miele e l’onnipresente burro messi in ciotole alla periferia del tavolo. La teiera con acqua bollente o il Samovar rimane alla sinistra di dove siede la padrona di casa, perché così la padrona di casa versa il tè nelle tazze e le distribuisce a gli ospiti. Il Samovar è lo strumento casalingo essenziale per la cerimonia del tè russo. Il Samovar rappresenta lo status symbol della famiglia e quindi ce ne sono di tutti i tipi di materiali: d’argento, di rame, di acciaio e di latta. Tutti i musei grandi o piccoli hanno sale dove vengono esposti preziosi Samovar, oggi si usano quelli elettrici, ma d’estate in campagna alla “Dacha” è facile fare un vero tè che si chiama tè “con il fumo“, perche si utilizzano piccoli pezzi di legno per fare il fuoco nel Samovar che riscalda l’acqua. Ad ogni ospite viene messo il piattino da dessert, dove potranno mettere i dolci da loro scelti, con le posate da dessert: un coltellino, cucchiaino e forchetta messi a destra dei piattini. Per chi gradisce una marmellata o il miele, sarà messo un piattino in più . I dolci proposti variano dai biscotti di pane di zenzero, in russo prianiki, ai cioccolatini, lle torte fatte in casa alla frutta. Il rito del tè in Russia, crea un’atmosfera di semplicità e intimità, ma soprattutto di buon umore per gli ospiti, gli amici e i familiari.
La cena di capodanno dei russi
La Festa di Capodanno in Russia ha inizio nel 1699 per ordine di Pietro il Grande con un decreto in base al quale la notte del 1° gennaio di ogni anno, tutta la gente della Russia si festeggia l’arrivo del nuovo anno. Per capire questo decreto è necessario ricordare che la chiesa ortodossa non riconosceva allora e non riconosce, ora il calendario giuliano e questo fatto provocava che il nuovo anno, prima di quel decreto avveniva nel mese di marzo. Dopo Pietro I il Grande il Capodanno è stato celebrato fino alla rivoluzione Russa, ma nel 1918, il Soviet vietò questa festa che fu ripristinata solo nel 1937, come festa laica da contrapporre a quella religiosa di Natale e dal 1947 il gennaio è un giorno di riposo. Per questa festa innovativa i russi hanno preso in prestito dai vicini europei modalità e tradizioni , ma dopo 300 anni si sono formate nuove tradizioni russe come: Ded Moroz (Babbo Freddo) che è il simbolo della festa, con la sua nipotina Snegurocka (Fata di neve). Il Capodanno è la festa più attesa e tra le attenzioni più impegnative di ogni famiglia è la preparazione della cena. Da sempre è tradizione scegliere per cena una diecina di portate come: l’Olivier (insalata russa), l’aringa in pelliccia (piatto dove il pesce viene ricoperto da diversi strati di verdure), un’insalata con i bastoncini di carne di granchio, panini imburrati con il salmone, voulevan con il caviale, pesce in gelatina, holodez ( uno sformato di carne a lunga cottura in gelatina), torta “Napoleon“( ricavata dalla cucina francese), i mandarini (la tradizione di averli a tavola risale all’epoca dello zar Nikola II) e champagne sovietico. La denominazione è proprio questa ed è dovuta ad una risoluzione del Politburo 28 Luglio 1936, che in una riunione, con la partecipazione personale di Stalin, i Commissari del Popolo dell’URSS e del Comitato centrale del PCUS bolscevico deliberarono sulla produzione di “champagne sovietico“. I piatti preparati per la festa si mettono tutti insieme sulla tavola e a causa della mancanza di spazio le decorazioni sono al minimo. I Russi credono, sinceramente, se il tavolo è ricco, la vita del nuovo anno sarà più ricca! Chi è interessato potrà trovare le ricetta mansionate sul nostro sito nella pagina” Corso di cucina “.