Cultura

Mostra permanente “Icone Russe” agli Uffizi a Firenze

Firenze, il 2 gennaio 2022, a Palazzo Pitti, nella Galleria degli Uffizi, è stata inaugurata la mostra permanente “Museo delle Icone Russe” in quattro grandi saloni appena restaurati. Per la prima volta viene presentata una collezione storica e unica per valore artistico di 78 icone russe, che si è formata in oltre due secoli, tra il XVIII° e il XIX° secolo, raccolto dai rappresentanti delle dinastie regnanti di Firenze: prima i Medici, poi i Lorena. Presumibilmente le icone, furono portate a Firenze insieme ad altre merci, da mercanti russi arrivati via nave a Livorno, che allora era il principale porto della Toscana. Questa ipotesi è suffragata dal fatto che molte di queste icone sono di piccole o medie dimensioni, il che significa che erano destinate all’uso domestico e familiare, oppure erano quelle che i viaggiatori portavano con sé. Tuttavia, non si può escludere che alcune icone siano state inviate ai governanti toscani da rappresentanti della Corte russa, visti i crescenti legami commerciali e culturali tra Russia e Italia di quel momento. Questa collezione degli Uffizi è la prima collezione ordinata cronologicamente di pitture di icone russe, ucraine e bielorusse al di fuori della Russia. Questa preziosissima raccolta rimase a lungo proprietà privata dei Granduchi di Toscana e solo una volta, alla fine del Settecento, le icone furono esposte per un breve periodo nelle sale della Galleria degli Uffizi come esempi di arte bizantina. Le più antiche icone russe presentate al Museo degli Uffizi sono state create nei secoli XVI°-XVII° e risalgono alle iconografie dell’Armeria del Cremlino di Mosca e a quelle successive, quando la corte reale si trasferì da Mosca a San Pietroburgo. Gli artisti sono i Maestri delle scuole di Kostroma, Yaroslavl e di altre città del Volga, che seguivano i modelli di Mosca. Tra le icone appartenenti alla famiglia dei Medici: l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria (1693-1694), creata nella bottega dell’Armeria; La Madre di Dio di Tikhvin (1728) e l’icona “In Te si rallegra ogni creatura”(1575-1600). Tra le opere più pregiate della collezione, da segnalare i due pannelli che compongono il Menologio (1730 – 1750), il calendario delle festività religiose ortodosse divise per semestri: ogni pannello si compone di venti file orizzontali con scene sacre e figure di santi, ciascuna identificata da un’iscrizione La mostra virtuale, intitolata La Luce del Sacro: Icone russe a Palazzo Pitti, è disponibile anche sul sito della Galleria degli Uffizi L’etichettatura dei reperti è realizzata non solo in italiano e inglese, ma anche in russo.  

Il nuovo Museo d’arte moderna a Mosca 

Il 4 dicembre, 2021 a Mosca si è svolto l’evento culturale più atteso l’apertura del nuovo Museo d’Arte e cultura moderna firmato da Renzo Piano il “GES-2”. Questo nuovo spazio dedicato  alla cultura moderna , ha aperto le sue porte ai visitatori, e diventerà sicuramente uno dei principali luoghi di attrazione, non solo per i moscoviti, ma per tutti gli ospiti della capitale russa, provenienti da tutto il mondo. “GES-2″ è una ex stazione elettrica che forniva energia per la città di Mosca a due passi dal Cremlino, sull’argine Sud dell’isola Balchug, incastonata tra i due bracci del fiume Moscova. L’edificio di “GES-2” fu costruito sul terrapieno Bolotnaya, al civico 15 nel 1907 su disegni dell’architetto Vasilij Bashkirov e dall’ingegnere Mikhail Polivanov, un edificio di 4 piani sopra terra e 2 piani sotterranei. Nel 2009 l’edificio ottenne lo status di monumento architettonico e nel 2014 è stato acquisito dalla Fondazione VAC per l’Arte Contemporanea (Fondazione d’arte contemporanea “Vittoria”), che ha permesso di iniziare il nuovo percorso completamente innovativo e con una storia inaspettata. La stazione, che da quasi un secolo forniva energia alle infrastrutture cittadine, si è trasformata in un nuovo tempio dell’arte contemporanea russa di livello internazionale. Per attuare questa idea innovativa, la Fondazione si è rivolta allo Studio dell’architetto Renzo Piano e agli architetti è stato affidato un compito piuttosto impegnativo: preservare i dettagli storici dell’edificio, ricreando allo stesso tempo lo spazio per nuove funzioni. L’archistar Piano, ha voluto mantenere il più possibile l’edificio nella forma in cui era nato nel 1907, tenendo conto il più possibile del suo valore storico. La principale soluzione innovativa del progetto è un tetto in vetro, che non solo consente alla luce di entrare nell’edificio, ma funge anche da supporto per i pannelli fotovoltaici che saranno in grado di fornire elettricità all’ex “GES-2”. Sull’area della nuova casa della Cultura moderna, di circa trentanovemila metri quadrati, sono presenti una biblioteca, un cinema, una sala concerti e un ampio spazio per ospitare mostre di arte contemporanea, nonché eventi vari, dei laboratori e spazi per festival e conferenze. La nuova struttura “GES-2” collaborerà con la Galleria   Tret’jakov, il Museo Pushkin e il Museo di d’Arte  Contemporanea “Garage” , formando il Gruppo “Museum Four” (“M4″). L’evento chiave della prima stagione del «GES-2” sarà la performance “Santa Barbara” dove per cento giorni, l’artista islandese Ragnar Kjartansson, insieme alla regista Asa Helga Kjörleifsdottir e a una troupe cinematografica moscovita, girerà una edizione russa dell’omonima serie “Santa Barbara”, dove i visitatori saranno parte delle riprese insieme agli attori. Ragnar Kjartansson curerà un’altra mostra intitolata “A Mosca! A Mosca! A Mosca!”, in cui l’artista costruisce un dialogo tra le sue opere e le opere di altri autori russi e stranieri.   L’ingresso è gratuito.  

Lavorazione artistica della ghisa di Kasli

La Troika Gli oggetti artistici in ghisa di Kasli sono uno dei più rinomati prodotti dell’artigianato russo, si tratta di sculture, grandi e piccole lavorate in fusione di ghisa e rappresenta una delle eccellenze dell’artigianato Siberiano, tanto da diventarne il simbolo. La città di Kasli, si trova nella regione di Chelyabinsk (Siberia), circondata da numerosi laghi e boschi immensi, sul versante orientale del Medio Urali, alla periferia della pianura siberiana occidentale a 120 km da Ekaterinburg. All’epoca dello Zar Pietro I, gli Urali centrali e meridionali, grazie alla ricchezza delle sue miniere, erano il centro principale della metallurgia ferrosa in Russia. Le ringhiere del giardino Mikhailovskij a San Pietroburgo Il metallo ricavato dalla lavorazione dei minerali, veniva utilizzato non solo per le esigenze della produzione metalmeccanica in genere, ma veniva utilizzata anche per decorare, soprattutto la ghisa. Infatti la città di San Pietroburgo, per le cancellate dei parchi, per le strutture dei numerosi ponti erano necessari materiali in ferro battuto, anche per le lanterne, le panchine, le lastre per la pavimentazione fu usata la ghisa. La capacità artistica dei numerosi artigiani di Kasli produsse oggetti per le case dei ricchi come: mobili da giardino, decorazione per caminetti, candelabri. Ingresso in ghisa in stile gotico- Parco di Tsarskoye Selo, 1777 Nel 1747, il ricco mercante  J. Korobkov fondò a Kasli una piccola fabbrica, analoga a molti altre, ma nel 1751 l’industriale Demidov l’acquisì e la fabbrica iniziò ad espandersi principalmente per le richieste della ricca borghesia di Mosca e San Pietroburgo. La natura del successo non è legata alla soddisfazione di chi aveva visitato questa città, ed aveva ammirato le opere uniche dei maestri di Kasli, ma avere sotto gli occhi le porte modellate e la recinzione dei giardini volute dallo Zar Alessandro I°, che si sviluppano per tutta la lunghezza delle mura del Cremlino a Mosca; il cancello di ingresso del parco del Palazzo Grande di Caterina a Pushkin (Tsarskoye Selo). Il momento di maggiore splendore per l’arte delle manifatture in ghisa può essere considerato il 1824, quando il nuovo manager della fabbrica Grigorij Zotov, introdusse la tecnologia tedesca dalla Royal Prussian Iron Foundry di Berlino, dove la loro produzione di oggetti d’arte aveva avuto un enorme successo in Europa. Scultura N. Gogol, R. Bach, 1902 Zotov richiamò i migliori artisti di talento, incisori, fonditori, modellatori e altri specialisti e questo primo nucleo padroneggiarono rapidamente la tecnologia tedesca della fusione artistica portata nello stampo di sabbia asciutta, introducendo nuove innovazioni e iniziado, con successo, a usarle per fondere varie figurine, busti, gruppi scultorei e altri oggetti d'arte, superando i modelli tedeschi e negli anni 1840-1860, la fabbrica di Kasli divenne il centro della principale tradizione della fusione di ghisa. Viene avviata la produzione delle sculture artistiche in ghisa di piccole dimensioni utili sulle scrivanie, si tratta di sculture Figurine, Museo di Orlov, Yaroslavl decorativi sui modelli dei famosi scultori russi P. Klodt, E. Lansere, A. Ober, R. Bach, N. Liberich, N. Laveretsky e molti altri. L'assortimento di prodotti inizia a rendere visibile i motivi della tradizione russa per soddisfare un’alta richiesta del mercato interno. Il periodo di massimo splendore della produzione va dal 1860 al 1890, quando la richiesta di prodotti in ghisa raggiunse livelli senza precedenti e i manufatti diventano oggetti d’arte riconosciuti in tutto il mondo e premiati con numerosi premi internazionali prestigiosi. Nel 1860 lo stabilimento di Kasli fu insignito del Golden Award, medaglia d'oro della Free Economical Society - medaglia d'argento della Mostra tessile di San Pietroburgo - diplomi e medaglie d'argento e d'oro al World Exhibitions di Parigi (1867), di Vienna (1873), di Philadelphia (1876), di Copenaghen (1888), di Stoccolma (1897). Padiglione Russo, all'Esposizione mondiale del 1900 Parigi Il successo più grande riconosciuto ai maestri artigiani degli Urali fu a Parigi all'Esposizione mondiale del 1900, quando rappresentarono la loro abilità, gli artigiani di Kasli realizzarono un padiglione interamente costruito in ghisa (architetto E. Baumgarten) in stile bizantino di dimensioni incredibili. La struttura a tre livelli era composta da più di mille pezzi unici in ghisa che rappresentavano composizioni scultoree per un peso totale di quattro mila tonnellate e assomigliava a una favolosa tenda, sormontata da una corona traforata. L'ingresso principale era decorato con un pesante baldacchino di velluto, sorretto da aste di ghisa. Il tema principale degli ornamenti era legato agli eroi leggendari, alle epopee, ai personaggi dei racconti popolari, agli uccelli profetici di gioia e dolore, torri, draghi, pesci, erbe dell'Antica Russia. San Giorgio Bisanzio e l'antica Russia si unirono in questa fantastica costruzione, mostrando a tutti visitatori un miracolo fatto di ghisa e l'elemento principale del padiglione espositivo rappresentato da una scultura in ghisa chiamata "Russia" raffigurante una guerriera ha creato un'immagine fantastica che è stata ricordata a lungo tempo dagli ospiti del padiglione. Nel periodo delle due guerre mondiali la lavorazione della ghisa si annullò a causa della necessità di soddisfare la produzione orientata ai bisogni militari, così che l'arte della fusione artistica era quasi scomparsa, rimanevano esclusivamente le collezioni dei modelli prodotti precedentemente, comunque nel 1934 fu creato un laboratorio unico per la fusione artistica e architettonica. Altorilievo "Congiunzione", 2015  Metropolitana di San Pietroburgo Grazie a questa minima presenza lo stabilimento iniziò a soddisfare gli ordini per la fornitura di pezzi soprattutto architettonici di grandi dimensioni per ponti e recinzioni per i viali e i parchi delle città metropolitane, ma anche panchine e pali per illuminazione. Il tema dei prodotti fu aggiornato, grazie ai nuovi bisogni rappresentati dalle decorazioni per le stazioni della metropolitana di Mosca e Leningrado, poiché servivano pezzi di alto livello artistico artigianale. L'impeccabilità artistica e l'alto livello estetico dei capolavori in ghisa di Kasli sono spiegati dall'uso di materiali di alta qualità, con caratteristiche uniche della sabbia per lo stampaggio, in grado Lavorazione di trasmettere i dettagli più raffinati e naturalmente dall'insuperabile capacità delle mani degli scultori, dei fonditori, dei modellatori, dei cesellatori, tutti veri artisti, che da un materiale duro come una pietra riescono a ricavare opere che hanno del miracoloso. Oggi, siamo arrivati alla dodicesima generazione di

Il Circo sul ghiaccio di Mosca in Italia: uno show da non perdere 

Il 7 febbraio a Torino – Palaghiaccio Tazzoli) e l’8 febbraio 2020 a Milano – Palazzo del Ghiacciaio di Sesto San Giovanni gli artisti del Circo sul ghiaccio di Mosca rappresenteranno un nuovo show dal titolo: “The Grand Hotel”. Il sensazionale spettacolo sul ghiaccio di questi famosi artisti è stato prodotto da Creatent Production UG (Germania) nel 2019 e finalmente dopo un tour internazionale dove è già stato apprezzato, con successo dagli spettatori da oggi è in Italia. Il pubblico sarà accolti nella solenne e leggermente caotica atmosfera di un lussuoso albergo europeo degli anni ’30 del secolo scorso, le musiche avranno una colonna sonora  originale e frizzante per accompagnare una storia dove si intrecciano intrighi d’amore, personaggi avventurosi, ma soprattutto acrobazie sul ghiaccio. Un’ammaliante scenografia ha creato atmosfere incantevoli, prodotte da tecnologie avanzate,  ma sarà il talento dei migliori pattinatori russi che affascineranno lo spettatore ammaliandolo con vertiginosi trucchi acrobatici che solo circensi preparati sono in grado di eseguire. Uno spettacolo unico sul ghiaccio, dove il pattinaggio e l’arte si fondono sul palco come una sola cosa. Il Circo sul ghiaccio di Mosca è uno dei circhi più rinomati a livello mondiale, vincitore di tantissimi premi nei festival del circo più significativi ed è una compagnia che fa parte del Circo Nikulin di Mosca, è stato creato nel 1962 e dal 1999 è guidato da Natalia Abramova ex ginnasta aerea e pattinatrice.     FONTE E FOTO: Circo del Ghiaccio di Mosca

Russia: i Musei del Anello d’oro 

Lungo il percorso turistico del Anello d’oro si incontrano città non famose come Mosca o San Pietroburgo, ma con ricchezze storiche e culturali e con musei molto significativi, che ben figurano e aiutano a conoscere la storia e la vita della provincia russa. Il turismo fuori dalle due grandi città più rappresentative della Russia, oggi ha sicuramente un’attenzione maggiore che nel passato e soprattutto con questo articolo vogliamo dare alcune informazioni aggiuntive che non troverete su altre guide, quindi utile ad organizzare una visita in grado di farvi cogliere le bellezze e luoghi interessanti che potrebbero sfuggire.         REGIONE DI MOSCA REGIONE DI YAROSLAVL REGIONE DI KOSTROMA REGIONE DI IVANOVO REGIONE DI VLADIMIR       REGIONE DI MOSCA    CITTA’ DI SERGIEV POSAD Monastero della Trinità e San Sergio Il complesso museale è composto da quattro edifici situati nel complesso del Monastero: Le Chiese la Sagrestia (restauro), il Palazzo principale nell’edificio “Cortile equestre” il Museo delle tradizioni locali. Museo delle tradizioni locali. La collezione del museo comprende oltre 110 mila oggetti esposti: icone, manoscritti antichi e vecchi libri stampati, cucito e ornamenti, oggetti in oro e argento, dipinti, grafica, folk russo e arti e mestieri moderni, articoli per la casa, fotografie. Durante il periodo del restauro, tutte le principali esposizioni sono esposte nell’edificio “Cortile equestre” che è uno dei più antichi edifici della città di Sergiev Posad, erano le ex scuderie del Monastero della Trinità costruite dei secoli XVII-XVIII. Nelle sale del “Cortile equestre” si possono vedere i reperti archeologici del VI secolo A.C., un percorso di mille anni tra oggetti della vita quotidiana,abiti dei contadini russi dal XIX° all’inizio del XX° secolo, opere di arte decorativa e applicata dei maestri: Khokhloma, Zhostovo, Gzhel, non dimenticate di visitare il museo della Matrioska.         INFORMAZIONI PRATICHE MUSEO Edificio “Cortile equestre” Telefono: +7 (496) 541-43-31 Sito web:http:/http://museum-sp.ru/department/konny-dvor/ Indirizzo: 141300, Via Pervoi Udarnoi Armii, 2 SergievPosad, Regione di Mosca  Orari d’apertura: Martedì- giovedì, sabato, domenica: 10:00 – 18:00, Venerdì: 10:00 – 17:00 Secondo mercoledì del mese: 11:00 – 20:00 Chiuso: Lunedì e ultimo venerdì del mese COSTO BIGLIETTO Intero 400 ₽  €. 6,00 Bambini 200₽ €.3,00 ————————————————–   Parco etnico “Nomade” di Sergiev-Posad L’Ethnopark “Nomade”  è un complesso museale all’aperto, dedicato alla cultura dei popoli nomadi della Russia e dei paesi stranieri confinanti con la Russia. Qui si possono vedere riproduzioni vere delle yurta e il chum, per conoscere la cultura, le tradizioni, le usanze dei Chukchi, Nen della Mongolia, le tradizioni dei Kazakhi e dei Kirghi e molti altri popoli che hanno uno stile di vita nomade. Nel Parco si può imparare a tirare con l’arco o lanciare un lazo per catturare le renne o cavalcare i cammelli che attraversano i deserti mongoli o nutrire con le proprie mani uno yak e giocare con i cani da slitta. Il Parco è ben attrezzato con un programma che permette di fare una bella escursione nel Parco dei “Nomade”.       Informazioni PRATICHE MUSEO Telefono : +7 (905) 760 52 00 Sito web : http://ethno-park.ru/ Indirizzo: Villaggio Hotikovo, SergievPosad, Reggione di Mosca Orari d’apertura Mercoledì – venerdì:  10:00 –18:00 Sabato, domenica:  10:00 – 19:00 Chiuso: Lunedì, martedì COSTO BIGLIETTO Intero: 500 ₽ €. 7,00 Bambini (7 –14): 350 ₽ €. 5,00   ————————————————————–     Villaggio di Fedoskino: Museo dell’Artigianato artistico di Fedoskino Il Museo si trova nel Villaggio di Fedoskino a 40 km da Mosca e rimane sul percorso turistico  della città di Sergiev Posad. Le scatole di Fedoskino sono uno dei prodotti di artigianato russo più rinomati, con una storia artistica di oltre 200 anni, Il Museo è stato inaugurato nel 2014 ed è ospitato nella “Casa di Lukutin” un edificio storico in legno a due piani con bellissimi intagli in stile dell’Art Nouveau russo e costruito nel 1880. In questo edificio è nata la miniatura in lacca che ha dato inizio a una nuova particolare scuola della tradizione dell’artigianato artistico russo glorificato in tutto il mondo. Nelle piccole sale accoglienti del museo restaurato possiamo vedere la riproduzione dello studio di N. Lukutin e i primi laboratori della produzione delle miniature in lacca. Il Museo espone oggetti commemorativi unici, fotografie e documenti della fabbrica a partire dalla fine del 19° secolo. Il Museo ha la più completa collezione di miniature in lacca, prodotta dagli artigiani del villaggio di Fedoskino dagli anni ’30 ad oggi, di tutta la Russia, con oltre 400 oggetti esposti. Il museo propone una master class per una dimostrazione dell’intero processo di creazione di una scatole in lacca.     INFORMAZIONI PRATICHE MUSEO Telefono : +7 (964) 645 28 01 Sito web : http://www.folkartmo.ru/ Indirizzo: 141052, via Lukutinskaya, 7, Fedoskino, Mytishchi, Regione di Mosca Orari d’apertura Mercoledì— domenica 10:00 — 18:00 Chiuso lunedì, martedì e ultimo mercoledì del mese COSTO BIGLIETTO Intero 400 ₽   €. 5,70 Foto 100 ₽    €. 1,30 Video 150 ₽  €.  2,10   ——————————————————     REGIONE DI YAROSLAVL  CITTA’ DI PERESLAVL-ZALESSKY Museo ” la barchetta di Pietro il Grande” Il museo “La barchetta  di Pietro I” si trova sul lago Plescheevo, nell’antico villaggio Veskovo, a 4 km da Pereslavl. È uno dei più antichi musei provinciali della Russia, fondato nel 1803. Il valore principale di questo pittoresco villaggio è la barchetta che si chiama  “Fortuna” del XVII secolo sopravvissuta fino ai giorni nostri. Secondo la leggenda, trasmessa dalla gente del posto di generazione in generazione, costruita dalle mani proprie del giovane Zar Pietro I°. Un enorme interesse anche legato ai dettagli autentici, ben conservati come: ornamenti intagliati nel legno, ancore e cannoni delle navi di Pietro I°, che fin da giovane immaginava di costruire una grande flotta in grado di rappresentare una nuova potenza del mare, un sogno portato a termine con una grande flotta che poteva competere con quella svedese, olandese e inglese dell’epoca. I visitatori di questo museo unico hanno una grande opportunità, per avere un ricordo legato al periodo giovanile di Pietro I nelle sale restaurate della casa chiamata”Il Palazzo bianco“.    INFORMAZIONI PRATICHE MUSEO Telefono : +7 (48535)

Lucio Fontana in mostra a Mosca

Dal 27 novembre 2019 al 23 febbraio 2020, a Mosca, nel Museo di Arte Multimediale (MAMM) si svolgerà per la prima volta in Russia una mostra retrospettiva dell’artista italiano Lucio Fontana, che permetterà di conoscere questo grande pittore italiano, attraverso il progetto culturale “Concetto spaziale”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana. La mostra, che comprende 62 opere dell’artista, raccolta da musei e collezioni private italiane come: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la City Gallery of Modern Art di Torino, il  Museo del Novecento della città di Firenze, il Museo del Novecento di Milano,  la Collezione Prada, la Collezione della Banca Intesa Sanpaolo,  Archivio fotografico Hugo Mulas di Milano, la Galleria Lia Rumma di Milano e di Napoli, la Galleria Karsten Greve di St. Moritz. L’importanza di questa mostra è aver raccolto in un’unica sede queste opere di Fontana, poiché rappresentano le sue prime opere scultoree e sperimentali degli anni ’30 e ’40 come “Il fiocinatore”, 1933–1934,  la “Scultura spaziale” del 1947, messe a disposizione dalla Fondazione Lucio Fontana, fino alle opere spazialiste della maturità, che risalgono agli anni ’50 e ’60, e alle opere che fanno parte de ciclo famosissimo dei “Tagli” e “Fine di Dio”. I visitatori avranno l’opportunità di conoscere l’evoluzione della creatività dell’artista, dalle opere figurative alle astrazioni, che mettono in discussione l’idea tradizionale del dipinto.

Artigianato russo: Il “Giocattolo” di Dymkovo

Le Statuine-Giocattolo di Dymkovo   Antico fischietto Il “Giocattolo di Dymkovo” rappresenta uno dei più antichi lavori d'artigianato russo e narra di un artigianato d'arte, che ha più di 400 anni e che è rimasto nell'antico insediamento di Dymkovo, che ora fa parte della città di Kirov a circa 1000 km a nord-est di Mosca. Questo tipico artigianato prende origine da un antico rituale pagano, delle antiche popolazioni della Siberia, che veneravano il Dio Sole e che nel proseguo dei tempo divenne parte delle feste popolari locali dove, per spaventare gli spiriti maligni, bisognava emettere fischi acuti e lanciare palle di argilla dipinte per allontanarliqui  da qui l'uso dei fischietti d'argilla. Alla fine del XV° inizio del XVI° secolo, lo Zar Ivan III ordinò a spostare quelle popolazioni dalle regioni settentrionali della Russia nei territori tra pianura russa e gli Urali settentrionali, la Regione di Kirov. Tra questa popolazione c'erano molti bravi mastri che sfruttavano la grande abbondanza di argilla della zona, per continuare la lavorazione degli oggetti utili nelle feste pagane, che non erano solo fischietti, ma anche,  piccole figurine-giocatolo per i bambini, dipinti con colori vivaci. Foto di A. Mezrina Maestra d’arte e del ricercatore, l'artista A. Denshin Con il tempo le tradizioni pagane persero il loro significato essendo subentrato il cristianesimo, ma il fischietto, rimase come strumento per comunicare gioia durante le feste, ma perdendo il loro scopo, la produzione diminuì a favore delle figurine che acquistarono sempre di più una propria raffinatezza e bellezza, proponendosi come oggetti artistici senza perdere, comunque, il nome di giocattoli. In tutti i tempi gli artisti hanno sempre cercato di rappresentare tutto ciò che li circondava: animali, scene di vita contadina, pescatori, donne con oggetti di vita quotidiana, belle ragazze e signori che si incontravano in occasione delle fiere, ma all'inizio del XX° secolo, l’artigianato di Dymkovo nella sua forma tradizionale era quasi scomparso. Grazie agli sforzi di due grandi appassionati dl quella storia di artigianato artistico: A. Mezrina figlia ed erede di maestri, da diverse generazioni e del  ricercatore, l'artista  A. Denshin, nei primi anni '30 riuscirono a far rivivere quella tradizione artigianale, supportata, anche dalle autorità sovietiche che volevano preservare tutte le tradizioni artigianali russe, restituendo, così l'antica gloria al giocattolo di Dymkovo. Nel periodo sovietico, furono fatti tentativi per aggiornare la gamma degli oggetti prodotti, aggiungendo i personaggi della nuova epoca post rivoluzionaria, ma senza successo, la gente acquistava solo le statuine tradizionali. San Giorgio opera di N. Bornykova Le statuine e gli oggetti di Dymkovo, oggi sono noti e i maestri artigiani continuano a creare personaggi e trame della vita russa del periodo precedente alla Rivoluzione russa del ‘17, poiché i maestri conservano attentamente le tradizioni e le tecniche che funzionavano durante il periodo di maggior sviluppo di quest’arte. Con tutta la loro semplicità e primitività esterna, molto naif  le statuine sono molto attraenti ed espressive e non ci sono due figure identiche, anche se l'intera varietà di tipi raffigurati sono molti: femminili e maschili, animali, uccelli e tutte le composizioni che raggruppano tutti questi soggetti. Secondo la tradizione consolidata, tutti i giocattoli sono fatti in modo che le figurine di donne si appoggiano sulle magnifiche gonne,  gli uomini sono quasi sempre a cavallo, gli animali hanno zampe corte e stabili, perché i lavori di Dymkovo non hanno mai avuto una produzione in serie. non sono stampati, perché gli artigiani hanno rigorosamente conservato, fino ad oggi questa tradizionale manifattura, seguendo tutti i canoni che si sono consolidati nel corso dei secoli. E’ bene sapere che questo artigianato è tutto al femminile,  ogni maestra  artigiana si occupa del oggetto dalla scultura alla pittura, realizzando una propria forma e disegno particolare tanto che si può riconoscere la sua calligrafia e le sue decorazioni, per questo le maestre artigiane di Dymkovo sono tutte riconosciuti dall'Unione degli artisti della Russia. Gruppo si statuine Per la produzione delle statuine di Dymkovo viene utilizzata argilla rossa locale, accuratamente miscelata con sabbia fine di fiume e le figurine sono modellate per le singole parti e puoi i singoli elementi sono assemblati e incollati usando lo stessa argilla, più liquida, senza l'uso di ulteriori collanti, l’oggetto viene lasciato ad asciugare da 2 a 5 giorni e infine viene cotto in un forno ad una temperatura di 700°-900°. Le figurine-giocattolo vengono dipinte con tempera bianca (due o tre strati) poiché si vuole fare sembrare l'argilla come se fosse porcellana, ma è solo un rivestimento che nei tempi passati soddisfaceva il sogno dagli strati poveri della popolazione, che nel tempo sono stati i principali acquirenti di questi giocattoli, per sentirsi più vicini ai ricchi; poi arriva la fase della pittura dipingendo semplici motivi con i colori vivaci, più saturi e lucenti grazie ad un ingrediente naturale: un uovo crudo. La decorazione del giocattolo nei i dettagli possono essere fatte anche con foglia d'oro incollata sul motivo. Il giocattolo di Dymkovo ha raggiunto la sua fama grazie alla presenza in varie mostre in Russia e all'estero: Italia, Germania, Francia, Giappone, Danimarca, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Austria, Olanda, Belgio, Polonia, raccogliendo molto interesse. Nella città di Kirov è presente il «Museo dei giocattoli di Dymkovo», dove si trova una grande collezione (oltre 700 reperti), che viene costantemente aggiornata.  

La “filigrana” del Villaggio Krasnoe sul Volga

Cavallo in filigrana Il Villaggio di Krasnoe si trova sulla bellissima riva sinistra del fiume Volga, a 35 chilometri a sud-est della città di Kostroma, che è inclusa nel famoso itinerario turistico russo dell’Anello d’oro. Il nome del villaggio “Krasnoe”  significa  in antico russo “bello” e in effetti, qui tutto è bello, sia la natura, la città e l'artigianato, che qui si pratica fin dai tempi antichi e poiché in Russia ci sono molti insediamenti con lo stesso nome, tutti hanno un addendum che indica la loro posizione geografica, così questo sì chiama Krasnoe sul Volga. Le tracce del lavorazione con i metalli preziosi si trovano già in insiedamenti dal IX al X secolo, e reperti archeologici finno-ugro channo fatto recuperare numerosi strumenti per a lavorazione di gioielli e bellissimi gioielli dove era già presente una filigrana lieve, poco arrotolata, ma altri ritrovamenti del XII secolo preserntano un'evoluzione della lavorazione, in cui iniziano a comparire più filigrane saldate tra loro. Ciotola d'argento 1584, appartenente a Boris Godunov Questa antica tecnica di lavorazione del metallo in Russia prende il suo nome dalla antica lingua slava "skan" che significa intessere, torcere,  che infatti è la “filigrana” (adesso per questo tipo di artigianato si usa tutti due nomi). La prima menzione dell’artigianato sul territorio del villaggio  Krasnoe risale al 1569, quando lo Zar Boris Godunov, ha dato l’ordine ai contadini che vivevano nelle terre non fertile a impegnarsi ad imparare e produrre questo particolare tipo di gioielli. Copertina libro in filigrana Con il tempo vengono ideate ed applicate nuove metodologie, la filigrana traforata ed in rilievo, comincia ad assumere un ruolo importante grazie all'inserimento di pietre preziose, che appaiono nelle forme più svariate dove i grandi maestri ideavano e realizzavano le loro opere seguendo la lavorazione dal primo all'ultimo stadio, custodendo gelosamente tutti i loro segreti , ma è soprattutto dopo il periodo dell'invasione mongolo-tartarica, che inizia la formazione una vera corporazione di mestiere per la produzione in filigrana degli oggetti d’arte in argento  e con l'utilizzazione di pietre preziose, smalti, legno ed avorio intagliato, grazie, soprattutto alle commesse delle famiglie degli Zar, della Corte  e della Chiesa. Nel XVII secolo la "skan” (filigrana) ebbe una grandissima richiesta da parte dell'aristocrazia e della classe media e a metà del XIX secolo la produzione di oggetti artistici in filigrana divenne  la principale occupazione di villaggio Krasnoe per tutti i sui abitanti, di tutte le età e in tutte le case, tanto che la produzione diventa di massa: gioielli in argento, croci, lamine stampate per le icone, piatti d'argento. Simbolo dell'URSS in filigrana d'oro 1939 L'esistenza della grande via di trasporto, il Volga, ha contribuito allo sviluppo e alla diffusione della filigrana e del mestiere artigianale, infatti con i battelli che risalivano il fiume Volga, nel villaggio arrivava il metallo e partiva il prodotto fatto per essere inviato alla più grande fiera russa di quel tempo che si svolgeva nella città di Nizhny Novgorod, dove in seguito nacque una produzione simile, concorrente, oggi nota come “filigrana di Kazakovo”. Dopo la rivoluzione del 1917, questo artigianato riuscì a sopravvivere facendo i distintivi: le stelle rosse per l'esercito del nuovo governo sovietico. Nel 1919, gli artigiani si unirono in una cooperativa e si occupano di insegne militari e distintivi per la glorificazione del lavoro in nome del potere sovietico, soprattutto medaglie con i ritratti di Marx, Engels, Lenin, ma a metà del XX secolo grazie ai maestri artigiani di  Krasnoe è stato possibile far sopravvivere al declino e alla perdita dell'antica tecnica e la gioielleria in filigrana riacquistò la sua forza quando le opere (spille, cofanetti e portabicchieri) di maestri del Villaggio Krasnoe sul Volga furono presentati alla mostra mondiale di Parigi nel 1937, dove vennero premiati con medaglie d'oro e nel 1939, alla mostra a New York, lo stemma dell'Unione Sovietica fatta nella filigrana traforata ricevette il Grand Prix, da allora iniziò il "periodo d'oro" di questo artigianato sono diventati prodotti esclusivi, che con grand orgoglio portarono avanti le migliori tradizioni gioielliere dell’antica scuola "Krasnoselskaya". Cigni in filigrana d'argento In ogni prodotto, gli artisti investono la loro anima, la loro immaginazione, la loro passione, la loro visione del mondo, trovando soluzioni e tecniche dal design insolite e grazie a questo impegno la cooperativa è riuscita a produrre tanti articoli di gioielleria, ma la filigrana è sempre stata il segno distintivo di scuola Krasnoselskaya e si è trasformata nell'arte più "russa" di gioielli, souvenir, portabicchiere, vasi  e nonostante il 100% di lavoro manuale e tecnica sofisticata,  un gioiello in filigrana possono permetterselo tutti i ceti sociali e i "merletti" in metallo potrebbero trovarsi sui mobili di tantissime case russe. Negli anni '90, durante il crollo dell'Unione Sovietica, un periodo non facile per l'intera industria russa, l’artigianato d'arte di Krasnoselskaya,  rischiò la sua esistenza, infatti la cooperativa era diventata privata e doveva riorientarsi in una economia disastrata e se ai tempi dell'URSS si usavano soprattutto i materiali nobili e si produceva in massa, ora si usavano esclusivamente i metalli preziosi, grazie alla tradizione dei maestri artigiani di Krasnoe lo "skan" svolge ancora un ruolo importante per l'economia della Regione. Lavorazione Gli oggetti sono realizzati tessendo manualmente filo d'argento, d’oro, di platino che formano una "corda" e i motivi in filigrana sono diversi: "superficie liscia", "corda", "pizzo", "treccia", "spina di pesce", "treccia", "zigzag" “anello”, dopo vengono  lavorati in diversi forme decorative, bellissimi ornamenti in metallo simili a merletti e con ricci che diventano elementi essenziali per creare oggetti che assumono forme tridimensionali. L'ornamento ha una rifinitura chiara ed accurata, gli oggetti ideati raggiungono un assortimento molto ampio, ma tutti sono autentiche opere d'arte e rappresentano la parte importante dell’artigianato russo. A volte i prodotti sono decorati con la granulazione, utilizzano sfere d’oro o d’argento di dimensioni diverse, ma sempre ridottissime, colorati o con inserti di smalto di Rostov,  per le opere importanti si usano corindoni e pietre preziose. Porta bicchiere La fabbrica produce vasi, insalatiere, scatole e saliere, porta bicchiere, souvenir, Icone, ciondoli,  lavorazioni che oggi si trovano nei

Avanguardia russa: due eventi a Mosca e Firenze

Evento culturale a Mosca Dal 23 ottobre al 23 febbraio 2020, a Mosca nel Museo Nuova Galleria Tret’jakov si svolge una mostra unica sugli artisti russi che hanno dato vita al movimento artistico  “Vanguardia: Elenco n. 1”, dedicato al centenario della prima esposizione avvenuta nel Museo della cultura pittorica, aperto esclusivamente per loro a Mosca nel 1919 dal suo primo direttore Vasilij Kandinsky (1919-1920). E’ stato il primo museo statale al mondo dedicato all’arte moderna, anticipando il MOMA di New York, ma con un destino diverso, infatti la sua attività durò solo dieci anni, dal 1919 al 1929, ma nel 1929, il museo fu chiuso dalle autorità sovietiche, poiché fù preferita la cosi dette arte del realismo sovietico e le opere furono trasferite alla Galleria di Tretyakov predisponendo l’inventario “Elenco n. 1” da questo elenco la mostra prende il nome: “Vanguardia: Elenco n. 1”. La mostra presenta 250 opere, di questi artisti ormai tutti famosi come: Malevich, Kandinsky, Rodchenko, Altman, Tatlin, Goncharova e molti altri. I curatori di questo evento culturale hanno raccolto le opere che 100 anni fa sono stati i dipinti esposti nel “Museo della cultura pittorica” e per la mostra sono state raccolte da tutto il mondo Gran Bretagna, Germania, Grecia e dai musei di tutta la Russia, per un totale di ben 18 collezioni russe e 5 straniere. L’esposizione è stata organizzata seguendo i documenti d’archivio e facendo riferimento alle foto di quegli anni, per ricreare l’allocazione dei quadri nell’ordine della prima mostra, nel Museo della cultura pittorica. La mostra presenta non solo pittura, ma anche sculture, grafica, libri, fotografie e manifesti di quell’artisti del’avanguardia sovietica.           Evento culturale a Firenze Per coloro che non possono visitare Mosca e sono interessati agli artisti dell’avanguardia sovietica possono cogliere l’opportunità, unica di visitare la mostra  “Natalia Goncharova – Una donna e le avanguardie, tra Gauguin, Matisse e Picasso”, che espone ben 130 opere sia della  Goncharova che di suo marito il pittore Mikhail Larionov, che si terrà dal 28 settembre 2019 al 12 gennaio 2020 a Firenze a Palazzo Strozzi. Natalia Goncharova è una straordinaria figura di pittrice che ha conquistato un posto di fama mondiale nel Panteon degli artisti, partecipando all’avventura artistica delle avanguardie russe del primo Novecento, influenzata dai lavori di Picasso, Gauguin, Cezanne, Matisse. Un’artista poliedrica, pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista che insieme a suo marito Mikhail Larionov, uno dei fondatori dell’avanguardia russa, ha partecipato attivamente al nuovo percorso artistico diventando un punto di riferimento di un nuovo gruppo chiamato “Direzione di sinistra” che voleva portare questa nuova arte tra la gente comune.  

Le scatole in lacca di Fedoskino

C’è un luogo a circa 40 km da Mosca famoso in Russia, ma anche in tutto il mondo per la produzione di capolavori artistici in lacca di cartapesta, con dipinti di paesaggi, personaggi di vecchie fiabe e folclore russi è il villaggio di Fedoskino, con circa 300 abitanti, tutti impegnati in questo artigianato di nicchia. Le scatole di Fedoskino sono uno dei prodotti di artigianato russo più rinomati, con una storia artistica di oltre 200 anni, che ha dato l’inizio a una nuova particolare scuola artistica di artigianato tradizionale che vede città come: Palekh, Mstera, Kholuy, famose anch’esse per i lavori in lacca che hanno glorificato l’artigianato artistico russo. La storia ha inizio nel 1795, quando il commerciante moscovita Piotr Korobov fece sorgere una fabbrica per la produzione della cartapesta, necessaria ai copricapo militari, infatti  forniva i dettagli in lacca per esercito dello Zar Pavel I. Durante un viaggio in Germania fu colpito della bellezza delle tabacchiere laccate li prodotte e decise di introdurle in Russia, per questo portò in Russia a Fedoskino degli artigiani tedeschi, i quali insegnarono agli uomini e donne della sua fabbrica la tecnica di lavorazione e si passò alla produzione. All’inizio si seguì la tecnica tedesca, cioè’ gli oggetti: tabacchiere, portafogli o scatole, avevano dei disegni stampati precedentemente e incollati sul coperchio o i fianchi dell’oggetto e poi venivano laccati. Dopo la morte del fondatore Piotr Korobov  un suo discendente, della famiglia Lukutin  nel 1814, elaborò per la prima volta un nuovo procedimento, gli oggetti furono decorati con disegni dipinti manualmente e con colori ad olio, inizia così una nuova storia artistica delle miniature laccate russe. I Maestri artigiani, veri artisti, adottarono una tecnica più sofisticata rifacendosi ai pittori del periodo del Rinascimento: la precisione dei dettagli. Dalla prima metà del’ 800 i maestri artigiani di Fedoskino svilupparono una propria forma artistica  le “lacche di Lukutin” che applicate sui vari oggetti come: tabacchiere, porta sigarette, porta gioielli e altri tipi di scatole e oggetti piccoli, divennero celebri in tutta la Russia e anche in ambito europeo. Oggi quella tecnica e quello stile continuano questa bella storia dell’artigianato artistico russo, le scatole di lacca originali di ”Fedoskino”  sono eguali a quelle di 200 anni fa, fatti con gli stessi materiali e anche oggi l’artista ha piena libertà nell’interpretazione artistica, ma la composizione, i dettagli molto realistici continua nella tradizione unica e nell’uso di materiali unici necessari a produrre l’oggetto, con il risultato finale che permette di ammirare un dipinto sulla scatola con bellissimi effetti traslucidi. I soggetti di questi piccoli capolavori, comprendono scene di vita quotidiana, riproduzioni di quadri di pittori famosi, personaggi delle fiabe russe, scene storiche, paesaggi russi, chiese, però l’immagine che racchiude la bellezza di questi oggetti è la Troyika trascinata da tre cavalli che è rimasta per sempre il biglietto da visita per le lacche tradizionali di Fedoskino. Le lacche della fabbrica di Lukutin sono state più volte presentate in mostre e fiere russe e straniere, dove hanno sempre conquistato le medaglie d’oro. La produzione della fabbrica di Lukutin durò fino al 1904, quando gli eredi di Lukutin la chiusero, ma nel 1910 con l’aiuto del filantropo Savva Morozov, la produzione delle lacche fu ripresa e preservata grazie, anche agli artigiani che si unirono in una cooperativa. Dopo la rivoluzione del 1917, l’artel (cooperativa degli artigiani) incontrò grandi difficoltà, causate non solo da un forte calo della richiesta per i suoi particolari e costosi prodotti, anche dall’atteggiamento negativo delle nuove autorità, che impose una tassa insopportabile per gli artigiani e persino ripetuti tentativi di chiudere le officine d’artigianati. Tutto cambiò nel 1923, quando i prodotti dei pochi artigiani rimasti, presentati in una mostra a Mosca ebbero un grande successo e poi mandati in altre esposizioni in tutta l’Europa, ricevettero grande attenzione, ottenendo numerosi diplomi e medaglie d’oro. Le lacche di Fedoskino incominciarono ad essere uno status symbol per i dirigenti dell’epoca sovietica, tanto da rimanere sotto la speciale attenzione dello Stato, infatti durante la seconda guerra mondiale, i maestri artigiani non furono chiamati per il servizio militare. Negli anni ’70, il governo sovietico ha contribuito allo sviluppo del settore costruendo una nuova grande fabbrica a Fedoskino e una scuola per formare i giovani a questo particolare artigianato. Come avviene la produzione di una scatola in lacca? E’ un processo lungo e complicato, fatto tutto a mano e può durare da quattro ai sei mesi, solo per creare  la scatola di cartapesta occorre più di un mese. La produzione, anche di una piccola scatola è un lavoro di un’intera squadra di specialisti dove tutto inizia con la produzione di un cartone pressato che è l’unico materiale con cui dopo vengono realizzati tutti i prodotti. Le strisce di cartone già tagliati secondo la misura necessaria, viene spalmata con pasta di amido e messe a strati sovrapposti tra loro (da 8 o più), dopo si mettono su una forma di legno che sotto una pressatrice da venti tonnellate, conferisce la forma dell’oggetto che si vuole realizzare, poi si immerge il tutto nella una miscela d’olio di lino e cherosene e dopo viene fatta asciugare per due settimane. Dopo l’essiccazione, la cartapesta acquisisce un caratteristico di colore marrone scuro e la consistenza del legno. Prima di eseguire il disegno gli artisti di Fedoskino preparano lo sfondo coprendo la superficie della scatola con polvere metallica: alluminio, bronzo, ma anche argento e oro, oppure con un materiale che imita la madreperla oppure inserendo sottili lamine di vera madreperla e l’effetto che si ricava è veramente sorprendente come se l’oggetto emanasse una luce. Il disegno poi viene eseguito realizzando tre/quattro mani di colore ad olio, e per ogni mano di colore il dipinto viene sempre più dettagliato ed ognuna di queste fasi i dipinti vengono coperti di lacca (fino a 24 strati), ogni strato deve asciugarsi prima di passare all’altro e l’ultimo viene lucidato a specchio. Questa tecnica permette di ottenere l’effetto di profondità e volume, tanto che i ritratti delle persone sono molto realistici: come vivi e i paesaggi

Artigianato russo: i Samovar di Tula

Samovar di Tula Il Samovàr è un contenitore metallico tradizionalmente usato per bollire l’acqua e preparare il tè. C’è una leggenda, secondo la quale, il samovar fu introdotto in Russia dallo Zar Pietro I° dall’Olanda, ma in realtà i samovar apparvero solo mezzo secolo dopo la sua morte, infatti non esisteva prima della metà del XVIII° secolo. Iil samovar è menzionato in quasi tutte le opere significative degli scrittori russi dell’epoca, comunque è diventato la caratteristica costante della vita in casa dall’800 agli anni ’60 del XX° secolo, soprattutto in campagna. La parola samovar è di origine russa e significa “cuoce da solo“, per scaldare l’acqua i primi samovar  avevano al centro un tubo che attraversava il serbatoio d’acqua e arrivava alla zona dove bruciavano i diversi tipi di combustibile come: carbone, carbonella, pigne, cono di cedro e vari tipi di trucioli di legno. La prima notizia di samovar risale ad alcuni documenti del 1740, relativi a una teiera in rame stagnata di 16 libbre prodotta nella città di Suksun, negli Urali – cuore dell’industria della produzione di rame e ottone russa, dove gli artigiani locali producevano fino a 60.000 samovar all’anno. Nel 1778, un armaiolo russo, Fedor Lisitsin, aprì una piccola officina a Tula, una città a 180 km da Mosca, con una tradizione artigianale della lavorazione di ottone molto significativa. Lisitsyn e i suoi due figli, lavorarono ad un progetto: come costruire in serie il samovar, un oggetto finora realizzato singolarmente dagli artigiani. L’officina di Lisitsin fu la prima a produrre industrialmente i samovar, ed ebbero un grande successo, tanto che Tula, negli anni intorno al 1830, divenne la capitale Russa della fabbricazione dei samovar. Nel 1840, arrivò la moda dei samovar in stile “rococò“, caratterizzati da ricchi ornamenti lussureggianti, molto richiesti dai ceti medi della popolazione urbana come: la borghesia, la burocrazia statale, le famiglie nobili, un vero e proprio boom industriale che portò la città di Tula ad avere 714 tra piccole e grandi fabbriche di samovar. I samovar dei maestri di Tula ricevettero ripetutamente medaglie alle Esposizioni mondiali di Parigi (1889), Chicago (1893), Londra (1909), Mosca (1882) e Nizhny Novgorod (1896). Nel 1918, dopo la Rivoluzione d’Ottobre furono unificate le tre più importanti fabbriche di samovar che integrarono 8 piccoli laboratori e 27 maestri privati facendo nascere una vera industria metalmeccanica statale promovendo una società chiamata Shtamp “sfornare” e purtroppo la quantità divenne più importante della qualità, per tanti anni la fabbrica produsse i samovar per l’intero territorio sovietico. Per fortuna i veri maestri artigiani sono rimasti e hanno salvato quell’arte e sono riusciti a trasferire le loro conoscenze e abilità alle generazioni più giovani che sono arrivate sino ai nostri giorni. Un nuovo successo ha riportato al centro dell’attenzione degli stranieri il samovar, grazie ai giochi olimpici nel 1980, il samovar è stato il souvenir più richiesto dopo la matrioska! Ora nella produzione dei samovar di Tula sono impegnati ormai solo due società: l’antica fabbrica “Shtamp” e “La casa di commercio delle cartucce” famosa fabbrica sin dai tempi della Russia zarista. Si avete letto bene! La fabbrica prima dei samovar fabbricava cartucce, poiché in entrambe le produzioni si usa lo stesso metallo: l’ottone. In entrambe fabbriche c’è una sezione in cui i discendenti dei maestri artigiani ripropongono, secondo la tradizione iniziata nell’officina di Lisitsin. La tecnologia di produzione non è cambiata ed è mantenuta nella massima riservatezza. Tutti i samovar sono fatti di ottone e nasce esclusivamente per i singoli ordini, infatti gli artigiani creano un design unico con incisioni artistiche, utilizzando, anche metalli e legni preziose, che arricchisce e rende ancora più esclusivo il samovar Il maestro artigiano impiega una settimana per creare ciascuno di questi samovar, poichè tutte le parti del samovar sono tagliate a mano e saldate al corpo con perni speciali. Le migliori opere vengono realizzati in due copie: una viene data al cliente e l’altra viene conservata nel museo della fabbrica. Nel 1990, a Tula, vicino alle mura dell’antico Cremlino della città, è stato aperto il museo “Samovar di Tula” Nel museo si possono vedere samovar di forme e dimensioni diverse: da un’enorme samovar da 70 litri a un micro samovar per tre gocce d’acqua. I più preziosi samovar sono esposti anche nei musei statali di Mosca e San Pietroburgo.

La Madonna di Botticelli in tour attraverso la Russia

La Madonna Della Loggia, eseguito da Sandro Botticelli nella fase giovanile (1445-1510), proveniente dalle Gallerie degli Uffizi, sarà esposta per la prima volta in Russia.  Due le tappe e quattro eventi: La prima tappa si svolgerà nella città di Vladivostok, la più orientale delle città russe sull’Oceano Pacifico. 1.         In occasione dello svolgimento a Vladivostok del “V° Eastern economic forum” (4-5 settembre), l’Italia per la prima volta è stata chiamata a partecipare a questo  importante Forum economico orientale e si presenta con questo biglietto da visita; 2.         Il secondo evento che vedrà esposta la Madonna di Botticelli sarà presso la Galleria Nazionale Primorye (9 settembre – 6 novembre) – Qui il capolavoro la «Madonna Della Loggia» sarà esposta per la prima volta in Russia e farà il viaggio più lungo della sua storia, compiendo un suggestivo percorso ideale lungo tutto il territorio della Federazione Russa (più di 10 mila chilometri) e per una città e una Regione così distante dai centri culturali di Mosca e San Pietroburgo è un evento culturale straordinario. Dopo Vladivostok la seconda tappa si svolgerà a San Pietroburgo in occasione del “VIII Forum internazionale della cultura”. 1.         Il quadro di Sandro Botticelli diventerà l’attrazione del “Forum internazionale della cultura” di San Pietroburgo (14-16 novembre), che si terrà nell’Hermitage; 2.         La “Madonna della Loggia” sarà esposta all’Hermitage di San Pietroburgo nella sala di Leonardo da Vinci in assenza della Madonna Litta del Museo Statale Ermitage in Italia per la ricorrenza delle celebrazioni di Leonardo Da Vinci, infatti l’Ermitage ha prestato ai musei italiani per delle mostre temporanee, entrambi i capolavori di Leonardo la “Madonna Benois” e la “Madonna Litta”.   La madonna di Botticelli rifacendosi all’antica iconografia bizantina nota come Glikophilousa,  non a caso è stata scelta come rappresentazione più intensamente ed intima della Madre di Dio che ricorda l’iconografia delle Icone russe. La “Madonna della Loggia” con l’immagine del Bambino sdraiato sulla guancia della Vergine, attraverso un nuovo linguaggio pittorico riproduce il canone bizantino dell’immagine di Nostra Signora della Tenerezza, che è molto apprezzata e amata in Russia ed è una delle immagini più venerate, riprodotta e secondo questa iconografia è stata l’icona La Madre di Dio della città di Vladimir ne è stato il prototipo. Insieme all’opera originale sarà esposta una copia tattile del quadro, con un’autoguida per le persone non vedenti e ipovedenti grazie ad un progetto creato da specialisti di Bilbao e delle Gallerie degli Uffizi. Le mostre sono patrocinate e sostenute dall’ambasciata d’Italia a Mosca e organizzate dalle Gallerie degli Uffizi, dalla Galleria Nazionale Primorye di Vladivostok e dal museo statale Ermitage di San Pietroburgo.