Samovar di Tula
Il Samovàr è un contenitore metallico tradizionalmente usato per bollire l’acqua e preparare il tè.
C’è una leggenda, secondo la quale, il samovar fu introdotto in Russia dallo Zar Pietro I° dall’Olanda, ma in realtà i samovar apparvero solo mezzo secolo dopo la sua morte, infatti non esisteva prima della metà del XVIII° secolo.
Iil samovar è menzionato in quasi tutte le opere significative degli scrittori russi dell’epoca, comunque è diventato la caratteristica costante della vita in casa dall’800 agli anni ’60 del XX° secolo, soprattutto in campagna.
La parola samovar è di origine russa e significa “cuoce da solo“, per scaldare l’acqua i primi samovar avevano al centro un tubo che attraversava il serbatoio d’acqua e arrivava alla zona dove bruciavano i diversi tipi di combustibile come: carbone, carbonella, pigne, cono di cedro e vari tipi di trucioli di legno.
La prima notizia di samovar risale ad alcuni documenti del 1740, relativi a una teiera in rame stagnata di 16 libbre prodotta nella città di Suksun, negli Urali – cuore dell’industria della produzione di rame e ottone russa, dove gli artigiani locali producevano fino a 60.000 samovar all’anno.
Nel 1778, un armaiolo russo, Fedor Lisitsin, aprì una piccola officina a Tula, una città a 180 km da Mosca, con una tradizione artigianale della lavorazione di ottone molto significativa.
Lisitsyn e i suoi due figli, lavorarono ad un progetto: come costruire in serie il samovar, un oggetto finora realizzato singolarmente dagli artigiani.
L’officina di Lisitsin fu la prima a produrre industrialmente i samovar, ed ebbero un grande successo, tanto che Tula, negli anni intorno al 1830, divenne la capitale Russa della fabbricazione dei samovar.
Nel 1840, arrivò la moda dei samovar in stile “rococò“, caratterizzati da ricchi ornamenti lussureggianti, molto richiesti dai ceti medi della popolazione urbana come: la borghesia, la burocrazia statale, le famiglie nobili, un vero e proprio boom industriale che portò la città di Tula ad avere 714 tra piccole e grandi fabbriche di samovar.
I samovar dei maestri di Tula ricevettero ripetutamente medaglie alle Esposizioni mondiali di Parigi (1889), Chicago (1893), Londra (1909), Mosca (1882) e Nizhny Novgorod (1896).
Nel 1918, dopo la Rivoluzione d’Ottobre furono unificate le tre più importanti fabbriche di samovar che integrarono 8 piccoli laboratori e 27 maestri privati facendo nascere una vera industria metalmeccanica statale promovendo una società chiamata Shtamp “sfornare” e purtroppo la quantità divenne più importante della qualità, per tanti anni la fabbrica produsse i samovar per l’intero territorio sovietico.
Per fortuna i veri maestri artigiani sono rimasti e hanno salvato quell’arte e sono riusciti a trasferire le loro conoscenze e abilità alle generazioni più giovani che sono arrivate sino ai nostri giorni.
Un nuovo successo ha riportato al centro dell’attenzione degli stranieri il samovar, grazie ai giochi olimpici nel 1980, il samovar è stato il souvenir più richiesto dopo la matrioska!
Ora nella produzione dei samovar di Tula sono impegnati ormai solo due società: l’antica fabbrica “Shtamp” e “La casa di commercio delle cartucce” famosa fabbrica sin dai tempi della Russia zarista. Si avete letto bene! La fabbrica prima dei samovar fabbricava cartucce, poiché in entrambe le produzioni si usa lo stesso metallo: l’ottone.
In entrambe fabbriche c’è una sezione in cui i discendenti dei maestri artigiani ripropongono, secondo la tradizione iniziata nell’officina di Lisitsin.
La tecnologia di produzione non è cambiata ed è mantenuta nella massima riservatezza.
Tutti i samovar sono fatti di ottone e nasce esclusivamente per i singoli ordini, infatti gli artigiani creano un design unico con incisioni artistiche, utilizzando, anche metalli e legni preziose, che arricchisce e rende ancora più esclusivo il samovar
Il maestro artigiano impiega una settimana per creare ciascuno di questi samovar, poichè tutte le parti del samovar sono tagliate a mano e saldate al corpo con perni speciali.
Le migliori opere vengono realizzati in due copie: una viene data al cliente e l’altra viene conservata nel museo della fabbrica.
Nel 1990, a Tula, vicino alle mura dell’antico Cremlino della città, è stato aperto il museo “Samovar di Tula”
Nel museo si possono vedere samovar di forme e dimensioni diverse: da un’enorme samovar da 70 litri a un micro samovar per tre gocce d’acqua.
I più preziosi samovar sono esposti anche nei musei statali di Mosca e San Pietroburgo.
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